giovedì 16 ottobre 2014

Le Zone Tachigrafiche

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Le Zone Tachigrafiche


Breve rassegna sulle zone tachigrafiche, dalle cartacee dei tachigrafi a quelle elettroniche del DIS

A cura di : Luca Berardocco 

Parata di Zone Tachigrafiche in funzione sui mezzi di trazione FS prima dell’avvento del DIS, foto Luca Berardocco.

Il significato della parola greca tachýs è veloce; da essa deriva Tachimetro, lo strumento per misurare la velocità!!! In realtà la nascita del tachimetro è molto più recente rispetto all’etimologia della parola; risale al 1888 ad opera di  Josip Belušić, che inizialmente lo chiamò velocimeter. Di tachimetri ne esistono diverse versioni, ognuna specifica per il mezzo di cui devono misurarne la velocità, inoltre ne esistono anche di diversi tipi, possono essere ad azionamento meccanico, magnetico o digitale, con rilevamento alla ruota o al pignone e a loro volta possono visualizzare la velocità in modalità analogica o digitale. Due apparecchi molto più complessi, derivati dai tachimetri, sono il Cronotachigrafo, solitamente in uso sui camion per il trasporto di merci, il quale registra il tempo trascorso alla condotta del mezzo ed altri parametri tra cui la velocità, l’altro è il Tachigrafo, in uso sui mezzi di trazione ferroviari, in cui un orologio registratore realizza, su un'apposita striscia di carta scorrevole a velocità costante, chiamata Zona Tachigrafica, un grafico della velocità, del tempo trascorso e dello spazio percorso e le informazioni inerenti i codici captati dell'apparecchiatura di ripetizione dei segnali, se esistente. In realtà la Zona Tachigrafica nacque con l’intento, ben più specifico, di registrare gli eventi maggiormente sensibili che normalmente contraddistinguono  la condotta di un treno.

Tachigrafo Hasler della 691.022, esposta presso il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, foto Luca Berardocco.

Dall’inizio dello scorso secolo fino ai primi anni del secondo millennio, sui mezzi di trazione si sono avvicendate diverse tipologie di tachigrafo; in circa novant’anni si è passati dal famigerato tachigrafo Hasler-Bern AG  mod. “Teloc”a Cipolla , ingombrante e assordante soprattutto alle velocità più elevate, ai tachigrafi Hasler-Bern “ Teloc” mod. RT8, per poi passare alle centraline tachimetriche/tachigrafiche “Locopar” e “Memocarta”, entrambe della Parizzi, per giungere alle più moderne Hasler “Secheron”, le ultime in ordine di tempo. L’unico elemento che ha accomunato tutti questi dispositivi tachigrafici è stata, appunto, la Zona Tachigrafica; un rotolo di carta cerata suddivisa in settori di velocità su cui, tramite un sistema di punzonamento, vengono incise la traccia della velocità reale di condotta del convoglio e la traccia della distanza percorsa, integrate, laddove presenti, dalle tracce relative ai codici captati dalla ripetizione segnali e relative all’aspetto dei segnali incontrati. 

Inviluppo della Zona Tachigrafica all’interno del tachigrafo Hasler della D345.1020, foto Luca Berardocco.

Inviluppo della Zona Tachigrafica all’interno di una centralina “Locopar” Parizzi, foto Luca Berardocco.

Come anticipato prima, le zone tachigrafiche sono suddivise in settori di velocità, in funzione del tachigrafo all’interno del quale devono scorrere; a sua volta tarato in funzione della velocità massima del mezzo di trazione su cui è installato. Esse venivano e ancora oggi, se presenti, vengono introdotte nel tachigrafo, dal personale di macchina, all’inizio di ogni servizio di condotta e successivamente prelevate al termine dello stesso e consegnate insieme ai documenti treno per il controllo e l’archiviazione.

Spezzone di Zona Tachigrafica per tachigrafo “Locopar”, si noti le tracce della velocità e della distanza e le tracce relative alla Ripetizione segnali; la striscia rossa sul fondo indica che il rotolo sta per giungere al termine, Coll. Luca Berardocco.

 Un procedimento del tutto particolare veniva, in seguito, attuato per poter “leggere” con precisione la Zona durante il controllo. 

 
Schema di lettura Zona Teloc 180 Km/h, Coll. Luca Berardocco.


Schema di lettura Zona Teloc 180 Km7h con R.S., Coll. Luca Berardocco.

Schema di lettura Zona Locopar 310 Km/h completa, Coll. Luca Berardocco

L’evoluzione tecnologica e la necessità di rendere sempre più precisa e ampia la raccolta dei parametri di condotta, assicurando anche un adeguato livello di protezione dei dati in caso d’incidente ha portato alla nascita del DIS, Driver Information Sistem. Questo sistema è a tutti gli effetti una “Scatola Nera”; esso registra su una memoria digitale e corazzata, di tipo FIFO (First In, First Out), tutti i parametri cinetici e gestionali del rotabile, dalla velocità alla chiusua IR, chiusura porte, fischio, parametri SCMT e molti altri. Alla fine del servizio il Personale di Macchina, tramite l’apposita interfaccia, “chiude” la registrazione degli eventi ed il relativo file assume la denominazione di Zona Tachigrafica Elettronica.Lo scarico delle Zone Tachigrafiche Elettroniche avviene tramite un’antenna radio bidirezionale che effettua il WLAN, coadiuvata da un ricevitore GPS che memorizza la posizione di ogni evento registrato, il tutto via etere verso un server a terra che si occupa del controllo e dello storaggio. Un sistema simile a quello di rilevamento degli eventi caratteristici della condotta su Zona Tachigrafica è stato utilizzato anche all’interno delle stazioni, per registrare le operazioni svolte dai dirigenti movimento e connesse alla circolazione in sicurezza dei treni. Il supporto cartaceo era sempre una rotolo di carta cerata che anziché scorrere all’interno di un tachigrafo, scorreva all’interno di un orologio registratore; in seguito questi particolari orologi sono stati sostituiti da sistemi di registrazione su memoria digitale; di gran lunga più versatili e di minor ingombro.

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